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al testo di Annalisa Scialpi
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La tua carne benedetta e dannata giace nel letto di rose del mio cuore; rose turgide, screziate, a volte vecchie, ingiallite dall’afrore dei tuoi vizi.
Ma in ogni posa, in ogni rosa la luce mi colpisce al centro, colando da un’acquasantiera di limpide note che trafiggono i miei istanti come raggi splendenti
e il fondo del vuoto onnivoro che ne consegue non è che la prigione che Zeus inondò d’oro solo per la sua Danae esultante nel roseoporpora di un bagliore d’abisso infinito. |
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